scritto e diretto da Carmine Marino
con Carmine Marino, Vincenzo Lo Russo
produzione Il Ponte

Vincenzo è un figlio esce dal carcere dopo aver scontato dieci anni di pena e decide
di andare a trovare il padre, ruolo che però quest’ultimo non ha mai svolto a pieno
titolo, soprattutto dopo l’arresto del figlio, avendolo abbandonato a se stesso. Mai un
incontro, una telefonata, una lettera, niente di niente. Da qui la delusione, l’angoscia,
il dolore del giovane protagonista che, oltre alla reclusione fisica, ha dovuto
sperimentare anche l’isolamento interiore, il sentirsi solo, abbandonato, senza un
aiuto, un suo porto e dove la figura del padre è stata ricoperta da tante altre persone
incontrate in quel luogo.
Con queste premesse, si può già immaginare come sarà il loro incontro/scontro, fatto
di rinfacci, accuse, false giustificazioni, rabbia, dolore. Non sarà facile ambientarsi,
soprattutto per quegli incubi che ancora oggi assalgono Vincenzo nelle sue notti
agitate dove, come in un sogno, tornano in mente luoghi, rumori, esperienze vissute
in quel luogo di reclusione. Nonostante ciò, esiste qualcosa che tiene ancora vivo
questo legame: l’amore che Vincenzo ha per il teatro e la voglia di vivere sul serio
questa esperienza. Sarà proprio questa passione, insieme al voler ricucire un rapporto
con il padre ed abbandonare quella strada percorsa in precedenza, che porterà il
giovane protagonista a vivere una nuova vita guidata da una certezza che sventola
con orgoglio a chi vuole ancora coinvolgere nella malavita: “Io sono cambiato”.