diretto da Stefano Angelucci Marino e Rossella Gesini
Via Abbazia,10 – Treglio
dall’opera di Italo Calvino
adattamento e interpretazione Anna Calarco
soundscape Giuseppe Costa
produzione Spazioteatro
Qfwfq è il narratore del viaggio fantastico che Calvino mette in scena nelle sue Cosmicomiche. Personaggio palindromo, impronunciabile e irrappresentabile; a volte corporeo, a volte astratto, a volte bambino o mollusco, QfWfq afferma di essere stato protagonista di tutto: dal Big Bang alla formazione del sistema solare, dallo sviluppo del primo apparato visivo alle enormi, spaventose galassie infestate da buchi neri giganteschi. Le Cosmicomiche sono il regno dell’impermanenza: il protagonista Qfwfq è tutto ed è niente, è maschio ed è femmina, è una particella elementare ma ha un corpo, è nel passato remotissimo ma è nel presente. Qfwfq è quindi racconto puro, logos, pensiero che si fa parola e quindi carne per la necessità di raccontare, di ricordare, di testimoniare. Qfwfq è pronto di volta in volta ad avallare con le sue memorie d’infanzia o di giovinezza ipotesi contraddittorie o addirittura opposte. Ogni avventura inizia con Qfwfq alle prese con un teorema, una congettura, un’ipotesi della scienza moderna, pronto a giurare sulla sua verità e a raccontare episodi più o meno credibili che si sono verificati proprio perché le cose, a quell’epoca, andavano in quel modo. E non importa se nel racconto che segue, le cose, a quell’epoca, sembrano andare in modo del tutto opposto. Qfwfq riprende a raccontare, ogni volta, da zero, affidandosi al suo potere evocativo, con le sole armi della propria oralità e delle immagini che ne scaturiscono. I riferimenti della fisica passano in secondo piano: Qfwfq pretende di raccontarci del momento che precede l’inizio della dimensione spazio-temporale usando immagini quotidiane di spazio e tempo. E ogni racconto ha la sua, coerente, contraddizione. “Do I contradict myself? Very well then I contradict myself (I am large, I contain multitudes)“, sembra riprendere Qfwfq.